A quanto pare erano vere le battutacce sull’inutilità degli influencer. Secondo InfluencerDB la capacità persuasiva degli influencer è in caduta libera e scende al minimo storico. In tre anni il tasso di conversione è crollato del 40%. Vuole dire che nel 2016 il 4% dei follower di un influencer spendeva denaro seguendo i consigli del suo idolo; mentre oggi (2019) il 2,4% del pubblico si lascia convincere ad aprire il portafoglio. Solo l’olio di palma ha saputo fare di peggio.
MODA E CIBO I SETTORI PIU' IN CALO
I segnali di decrescita arrivano anche da altre compagnie specializzate nel marketing sui social. Moda e cibo accusano di più il colpo perchè generano il giro d’affari maggiore. invece reggono meglio i settori più di nicchia o con un pubblico specializzato ed esigente. Segno che la fidelizzazione è una strategia vincente e paga abbastanza bene da mantenere a galla durante la tempesta.
E’ vero che i social sono una sconfinata miniera di potenziali clienti. Eppure ci sono sempre problemi quando si tenta di convertire le visualizzazioni in vendite. Tra tutte le persone raggiunte sono pochissime quelle realmente interessate all’acquisto. Infatti meno del 20% del pubblico è disposto a sostenere attivamente il proprio influencer. In pratica ci interessa di più la politica di quanto ci affascinino le tette rifatte.
Come se non bastasse, InfluencerDB rileva un significativo trend negativo nella capacità di conversione degli influencer. Le ragioni sono molteplici e pesano in modo differente a seconda del settore specifico. Possiamo rassumerle in pochi punti (non in ordine di importanza)…
Competizione tra Influencer
Tutti vogliamo i nostri 15 minuti di celebrità ed internet ci alletta con le sue promesse. Così il numero dei canali e dei potenziali influencer aumenta ogni giorno e finisce per saturare il mercato. Ci sono amatori e professionisti che si contendono ogni secondo d’attenzione del pubblico. Tutta questa competizione finisce per esaurire le potenzialità economiche del bacino di utenza e ridurre i margini di crescita.
Il Marketing Questo Sconosciuto
Mentre alcuni influencer provengono proprio dal settore pubblicitario, altri non hanno la malizia tipica del marketing e finiscono per fare marchette di basso impatto. In generale emerge una scarsa preparazione sulle strategie di marketing finalizzate alla conversione. Il risultato si vede in interruzioni promozionali più simili agli spot anni 80 che a campagne social organizzate. La continua esposizione riduce l’interesse e quindi l’efficacia dell’attività promozionale.
Pubblico Più Consapevole ed Anestetizzato
Da troppo tempo il Principio di Autorità di Cialdini è il mezzo principale per piazzare un prodotto ai propri follower. Con questo sistema l’influencer si limita a consigliare un prodotto per dargli visibilità: “se ve lo dico io, allora è buono”. Oggi il pubblico sui social è più consapevole, critico ed anestetizzato: c’è una bassissima risposta se la sponsorizzazione è poco stimolante o manca di coerenza con il contenuto del canale. L’acquisto di ciò che viene propinato sui social non è più immediato. In alcuni casi l’influencer rischia pure di perdere follower in seguito alla sponsorizzazione.
Qualità in Calo
Abbiamo detto che l’offerta di influencer è in aumento. Invece la qualità generale dei contenuti è in calo. Infatti molti canali nascono con il preciso scopo di guadagnare tramite sponsorizzazione ma non hanno alcuna idea su quale format utilizzare per intrattenere il pubblico. In questo modo si creano canali vuoti e poco attraenti che spammano pubblicità e mettono in fuga il pubblico.
Follower Gonfiati
Molti canali utilizzano trucchi per innalzare artificialmente il numero di iscritti. Gli influencer disperati arrivano a comprare follower o pagare i social per avere maggiore visibilità. In questo modo “avvelenano” il loro potenziale di conversione poichè attirano solo altri influencer e bot invece di concentrarsi sugli utenti reali. Infatti gli account professionali e quelli artificiali sono quelli più reattivi finchè si tratta di spammare like ed interazioni, ma non generano monetizzazione. Quindi l’influencer finisce in una spirale mortale quando cade nella trappola ed inizia ad usare strumenti non “organici” per gonfiare le visualizzazioni.
Le aziende sponsor sono costrette a ripensare le loro strategie di comunicazione a seguito di risultati così deludenti. Infatti è sempre più evidente che occorrono analisi approfondite delle realtà social. I numeri ed i dati statistici non forniscono un’adeguata visuale sulla qualità del pubblico affezionato ad uno specifico influencer. In tutto questo i social continuano a non fornire strumenti adeguati a creator ed influencer perchè vogliono stare fuori da possibili controversie sui contenuti. Considerando il principio di Pareto 80/20 gli influencer stanno capitalizzando meno del 50% del reale potenziale economico sui social. E’ il momento di cambiare…
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