Professione videogiocatore: doping e malattie professionali

Professione videogiocatore: doping e malattie professionali

Se vuoi irritare davvero un metalmeccanico digli che “giocare è un lavoro duro”. Eppure già dal 2013 gli USA riconoscono i pro-gamer di League of Legends come Atleti Professionisti nonostante i pareri discordanti. Anche per l’Italia dal 2014 l’ASI riconosce come atleti i videogiocatori garantendo quindi il tesseramento CONI. Di tanto in tanto spunta anche la proposta di inserire i videogiochi più popolari alle Olimpiadi ed intanto nascono team stipendiati.

Potresti pensare che videogiocare a livello professionale sia il lavoro dei sogni, eppure il mondo dei videogiocatori non è tutto rose e fiori e gli scandali non mancano di riempire le news feed. Spesso i pro-gamer vengono beccati mentre si fanno assoldare come mercenari per aumentare le statistiche di comuni nabbi. Anche i comportamenti antisportivi stanno diventando un problema serio. Recentemente Kory “SEMPHIS” Friesen del team Cloud9 per il videogioco Counter Strike: Global Offensive ha ammesso che l’utilizzo di Adderall è molto diffuso tra i pro. L’Adderall è un farmaco nootropo che può essere acquistato solo sotto prescrizione medica ed è proibito del regolamento ufficiale della Eletronic Sports League come qualunque altra forma di doping. E mentre la eSports promette controlli più severi, si moltiplicano le guide online su come procurarsi una prescrizione senza insospettire il medico.

Se per gli scandali il mondo dei videogame non ha nulla da invidiare al calcio ed al ciclismo, in fatto di usara fisica i pro-gamers competono con i tennisti più affermati. Pare infatti che siano in aumento i ritiri forzati per motivi di salute come quello di Hai “Hai” Lam che non è più in grado di reggere un controller od un mouse senza infiammare i tendini del polso. Le statistiche mediche sono scarse perchè si tratta di uno sport giovane e quindi non sono chiari quali siano i limiti del corpo umano. Parrebbe comunque poco salutare stare seduti per lungo tempo caricando tensione su spalle e braccia mentre orecchie e occhi sono costantemente impegnati a 60 FPS… forse i nuovi atleti del mondo virtuale dovranno ripensare la propria preparazione fisica.

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Pubblicato da DoDo

Sono Dodo lavoro nel mondo dell'informatica ed ho studiato all'Università MFN di Torino.

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