Ci si è messo pure un Troll per complicare la situazione ed il gestore della pagina INPS per la Famiglia ha perso la pazienza
Sovraccarico Social
La pagina ufficiale dell’INPS su Facebook blasta la Gggente (con 3 g e l’iniziale maiuscola). Da quando il reddito di cittadinanza è arrivato, il social media manager di INPS per la Famiglia affronta un picco di interazioni. Tra tutti quei commenti c’è una quantità imbarazzante di errori grammaticali, autodenunce di lavoro in nero e manifestazioni di cafoneria. Come se non bastasse ci si è messo pure un troll che ha seminato scompiglio fingendosi la pagina ufficiale. Quindi l’incaricato dell’INPS ha iniziato a rispondere in modo brusco mentre veniva sommerso dalla mole di maleducazione e ignoranza tipica degli utenti online. I quesiti posti sono spesso contrari alle leggi della grammatica ed i più gravi violano persino quelle del codice penale. Nei casi migliori si tratta di valutazioni politiche sul reddito di cittadinanza. Nei casi peggiori troviamo persone che dichiarano apertamente di aver sempre lavorato in nero e di voler chiedere il reddito per truffare lo stato.
Nella sezione dei commenti di Facebook possiamo osservare la disperazione del social media manager che crescere progressivamente fino all’epilogo finale. Un’esplosione caustica che è già diventata un meme. Infatti questa discesa nelle tenebre culmina quando una signora viene esortata a darsi una svegliata invece di stare a farsi i selfi con le orecchie da coniglietto. In altre circostanze sembrerebbe una caduta di stile come quella famosa di Burioni che blastò una domanda legittima sulle modalità vaccinali. Invece a ben guardare ci accorgiamo subito che INPS per la Famiglia merita un encomio per il livello di pazienza che ha dimostrato fino a questo punto. Inoltre appare evidente che ci sia lo zampino di troll scatenati.
Ecco alcune delle belle cose comparse tra i commenti di INPS per la Famiglia:
- Madri che involontariamente denunciano il lavoro in nero dei propri figli e che contemporaneamente chiedono come truffare lo stato chiedendo il reddito di cittadinanza. Ovviamente hanno ricevuto in risposta l’avviso che si rischiano 6 anni di carcere.
- Troll che chiedono come rinunciare al reddito di cittadinanza o che si fingono la pagina ufficiale. Il social dell’INPS si chiama “INPS per la familglia” mentre il troll è “INPS per le Famiglie” (al plurale) ed adotta le stesse grafiche dell’istituto statale.
- Astuti viaggiatori del tempo che affermano di aver richiesto il reddito l’anno scorso e di non aver ancora ricevuto risposta. Cosa improbabile dato che il reddito esiste solo dal 2019.
- Saccenti che rispondono ad altri utenti sostituendosi all’ente pubblico. Più volte INPS ha dovuto far presente che non è richiesto l’intervento di privati per rispondere ai dubbi degli altri utenti.